Il termine georadar o G.P.R. (Ground Probing Radar), identifica un apparecchiatura radar dedicata all’indagine del sottosuolo, strutture e manufatti in genere.
Il georadar in generale, è una tecnica che consente di rivelare in modo non distruttivo e non invasivo la presenza e la posizione di oggetti sepolti utilizzando il fenomeno della riflessione delle onde elettromagnetiche.
La tecnologia è basata sullo stesso principio dei sistemi radar convenzionali, ma con alcune differenze significative:
• in un radar convenzionale l’onda elettromagnetica irradiata si propaga attraverso l’aria, mentre nel radar per introspezione delle strutture si propaga nel materiale che compone la struttura;
• i radar convenzionali possono rivelare bersagli a distanza di molti chilometri, mentre il radar per introspezione delle strutture opera generalmente a distanze di qualche decina di centimetri;
• la risoluzione dei radar convenzionali è dell’ordine delle decine o centinaia di metri, mentre il radar per indagini orizzontali ha risoluzioni dell’ordine della decina di centimetri.

In generale per le prove Georadar è fondamentale la scelta del tipo di antenna, in quanto la profondità massima indagabile con un impulso Georadar dipende della frequenza del segnale e della resistività elettrica del terreno.
La scelta dell’antenna dipende, quindi, tanto dal sito quanto dallo scopo dell’indagine, in particolare dalla dimensione minima dell’oggetto da ricercare.
Un’antenna ad alta frequenza permette di ottenere un’ottima risoluzione anche su oggetti decisamente piccoli nei primi centimetri di profondità. Un’antenna a bassa frequenza consente una profondità d’indagine maggiore ma a detrimento della risoluzione nei primi strati indagati.

Principio di funzionamento
Un radar convenzionale è una strumentazione che consente di operare il rilievo della posizione di un oggetto in aria mediante l’invio di onde elettromagnetiche: l’apparato misura il ritardo tra l’istante in cui il segnale elettromagnetico è stato trasmesso e quello necessario alle onde riflesse da bersaglio per tornare alla antenna ricevente.
Il funzionamento del georadar è concettualmente analogo e, in breve, si basa sulla capacità dello strumento di emettere segnali a radiofrequenza (compresi tipicamente nel range 100 MHz – 1 Ghz) e di registrare quindi le eco reirradiate dagli oggetti presenti nel mezzo, caratterizzati da dimensioni sufficienti e da proprietà elettromagnetiche diverse rispetto a quelle di ciò che li circonda.
La generazione e la ricezione dei segnali a radiofrequenza è operata da una o più antenne che vengono fatte scorrere sul materiale da indagare. I dati raccolti, opportunamente elaborati, sono memorizzati e rappresentati su una unità di controllo che genera anche gli impulsi necessari al funzionamento delle antenne. Eventuali oggetti presenti al di sotto delle superfici rilevate generano delle immagini radar (“o radargrammi”) con caratteristiche forme iperboliche, come illustrato in figura 4.
Figura 4 Principio di funzionamento del georadar
Durante una scansione possono essere visualizzate una serie di riflessioni da punti adiacenti (tipicamente uno ogni 2 o 3 cm), che costituiscono l’immagine della sezione radar. Generalmente, i principali bersagli nelle indagini georadar (o G.P.R. Ground Probing Radar) sono costituiti da strutture estese (come interfacce tra strati, tubi paralleli alla direzione di indagine ecc.) oppure da strutture piccole (come tubi perpendicolari alla direzione di indagine, cavità, sassi ecc.) che danno un’immagine radar con una caratteristica forma iperbolica.
Tutti i mezzi reali assorbono le onde elettromagnetiche in misura dipendente dalle loro caratteristiche elettriche.
In generale, un mezzo omogeneo è definito da un punto di vista elettrico, da una coppia di valori:
• costante dielettrica relativa
• conduttività
Da questi valori è possibile risalire al comportamento del mezzo nei confronti della propagazione delle onde elettromagnetiche.
Un trasmettitore (TX) genera un segnale di tipo impulsivo con una determinata frequenza di ripetizione. La successione di questi impulsi genera un segnale di durata dell’ordine dei nanosecondi che viene irradiato nel mezzo da un’antenna a larga banda.
La forma dell’impulso trasmesso è opportunamente calibrata in modo da ottenere una distribuzione spettrale di tipo gaussiano dove il valore centrale rappresenta la frequenza caratteristica, (o frequenza centrale) dell’antenna, che corrisponde alla frequenza dominante dell’impulso.

La frequenza centrale dell’antenna determina le caratteristiche di risoluzione e di massima profondità di esplorazione.
Il segnale elettromagnetico ricavato è caratterizzato da una serie di picchi. La loro ampiezza dipende principalmente da tre fattori:
• natura del riflettore;
• natura del mezzo tra riflettore ed antenna;
• curva di amplificazione applicata. Die darstellende geometrie ist in gestalt der computersimulation zu einem unentbehrlichen hilfsmittel in fast allen bereichen unseres lebens geworden.